icerbox Reyes Mangiaterra by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

22

Non mi aspettavo che potesse essere armato, ma l’ultima cosa che ho visto è stato Ezequiel parlare al cellulare con un’arma in mano. Senza rendermene conto, per giorni avevo girato con un tizio e la sua arma. Ho stretto così forte il sacchetto che il fiocco è caduto a terra. L’ho calpestato e la sporcizia delle mie scarpe da rosa l’ha fatto diventare color fango. Ho fatto qualche passo indietro e ho guardato Ezequiel. Lui non mi stava guardando, come se ora che gli avevo dato quello che stava cercando non esistessi più. Per giunta davanti alla casa di un vecchio che aveva rapito una ragazza.

Ho fatto qualche altro passo indietro, abbastanza per scendere dal marciapiede. Volevo tornare a casa. Ezequiel, al telefono, ha alzato la voce. Agitava la mano con cui reggeva il cellulare con la stessa naturalezza con cui muoveva la pistola.

Siccome non uscivo quasi mai dal mio quartiere, da sola non sapevo come tornare a casa. Mi ero lasciata trascinare per aiutare una ragazza che non conoscevo e un tizio che girava armato. Mi sono girata e ho iniziato a camminare. Ho accelerato sempre di più. Quando ho sentito Ezequiel che mi chiamava, mi sono messa a correre. Ho percorso i dieci isolati da quell’angolo alla casa di María come volando. Non pensavo a Ezequiel e nemmeno agli altri sbirri né a quello che stava per succedere. Soltanto a casa mia e al fatto che ci volevo tornare.

La madre di María mi ha aperto la porta e vedendomi così, tutta sudata e senza fiato, mi si è buttata addosso. Ho avuto paura. Ho aperto la bocca. Ho cercato di parlare, di dire qualcosa, di spiegarle l’impossibile, ma non ce n’è stato bisogno. Le sirene di mille volanti che sfrecciavano lungo la strada hanno coperto la mia voce, che non è mai uscita. Pochi secondi, e la madre di María non era più lì di fronte a me, a scrollarmi perché le dicessi qualcosa, ma correva lungo il marciapiedi inseguendo le volanti.

Anche le porte dei vicini si sono aperte, una dietro l’altra. Uscivano per vedere cosa stesse succedendo. Io invece sono entrata, approfittando del fatto che la donna non aveva chiuso la porta.

Ezequiel è tornato la sera, tardi. Aveva una ferita in faccia. Aveva perso sangue, ma ormai era secco. L’ho visto entrare e non ho aperto bocca. È arrivato da solo, senza la madre di María. Lo aspettavo da ore. Ed ero così nervosa che non mi ero nemmeno seduta. Avevo mal di testa e lo stomaco in fiamme. Si è avvicinato in silenzio e mi ha stupito che si avvicinasse tanto. Mi ha abbracciata. Ho sentito il contatto con il suo corpo.

«Grazie» mi ha detto Ezequiel. «María è viva.»

Mi ha tenuta abbracciata a lungo. Non riuscivo né a muovermi né a parlare. E nemmeno volevo farlo. Era tutto perfetto così. L’abbraccio mi curava il corpo. Ormai non avevo più mal di testa e nemmeno mal di stomaco. Non avevo paura. Niente. Non so quanto siamo rimasti così.

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